Commiato

L’ultimo saluto al Professor Moro è stato cebrato a Milano presso il cimitero di Lambrate da un ampio gruppo di amici famigliari colleghi e compagni di avventure.

Come da sue volontà le sue ceneri sono state sepolte insieme ai genitori nella cappella di famiglia al cimitero di Borgolavezzaro in provincia di Novara, la sua città natale: tra le risaie, i fantasmi delle mondine, degli operai e di un mondo ormai scomparso.

Ha portato con sé il suo completo più elegante e la sua cravatta preferita. Una copia della sua antologia personale e due monete d’argento da dare a Caronte per il passaggio dello Stige, come vuole la tradizione classica di cui é sempre stato sostenitore e rappresentante.

Durante la celebrazione lo hanno accompagnato i ricordi dei più cari la musica e la poesia.

Questa la sua Ultima lettera agli amici:

Cari amici

Verso le 8 di sera del 4 maggio di questo 2024 è giunto per me il tempo di raggiungere le alte sfere della materia più sottile.

Come ho detto più volte: “Mi divertirò tantissimo quando sarò una particella!”

Bene… Ora, eccomi qua… Si ricomincia! 

Prima però di congedarmi da mail, messaggi e chiamate volevo porgere un saluto a tutti i miei amici più cari, ai fratelli di adozione e ai compagni di avventura.

Prima di tutto un breve resoconto dei miei ultimi giorni in queste spoglie:

Che menata! Sonno, fastidio e rumori: mi hanno messo il casco da astronauta e la maschera da sommozzatore e no….. non fa per me.

Io bramavo solo una sigaretta e un aperitivo all’aperto, ma niente da fare. Tutto sempre negato! Come si fa a vivere così?

Ciò non di meno grazie a una strumentazione da fantascienza e il personale attento dell’ospedale ho passato l’ultimo giorno di carezze e abbracci dei miei amati più cari e quando finalmente mi hanno lasciato solo e tranquillo e, con l’aiuto di un po’ di sana morfina, ho deciso che era giunto il momento.

Il sonno è diventato più profondo ed è così che è andata.

Tutto quello che è venuto prima è stato un’avventura fantastica (Come diceva mio papà “la vita é il piu bello dei sogni”) di cui non posso altro che provare gratitudine per ogni momento. Ho avuto una vita intensa, lunga e in cui ho avuto il lusso, il vero lusso e privilegio di fare sempre quello che ho voluto.

Ho avuto anche il grande onore di potermi dare agli altri e alle istituzioni, e l’ho fatto senza riserve.

Fiumi di ricordi mi hanno accompaganto in questi ultimi mesi. Papà Arturo e mamma Fernanda, gli amici di infanzia e il circolo 25 aprile. la politica e la resistenza. Parigi, Messina, la grecia e la barca a vela. L’università, gli studenti, confindustria e la fiera campionaria. Le avventure imprenditoriali accompagnate da quelle intellettuali, la ricerca, il pensiero e l’esplorazione della realtà tra musica, arte e letteratura. Federico, Nicoletta e Bruna, mia cara, irrinunciabile Bruna. Con loro i miei allievi Max e Matteo, che mi hanno accompagnato negli ultimi e faticosi giorni e i colleghi e gli amici che non saprei finire di elencare.

A tutti, Grazie!

Un grazie che è al tempo stesso il riconoscimento per tutto quello che ho ricevuto e il mio più grande insegnamento: la gratitudine è il dono più ricco che possiate avere e l’amore per la vita è gratitudine, quindi vivete! Con gusto e intensità, e siate grati di ogni momento. Non è la ricetta della felicità ma posso dire nel bene e nel male di avere vissuto una vita degna di essere vissuta; è andato davvero tutto bene. Grazie!

Con queste ultime parole mi congedo, penso non ci sia davvero altro da aggiungere, anche se in realtà questo non è l’ultimo saluto perchè spero e mi auguro, che sentiate ancora parlare di me per le prossime generazioni.

Se sono stato il vostro passato voi sarete il mio futuro e io vivrò come sono sempre vissuto, da uomo libero.

Con affetto, Roberto

Arrangiamento Dal Cyranòn de Bergerac di Edmond Rostand recitato durante la cerimonia

Cantare, sognare, ridere.

Splendido. Da solo, in libertà. Aver l’occhio sicuro, la voce in chiarità. Mettermi se mi va di sghimbescio il cappello, per un sì, per un no, scrivere un’ode o fare un duello. Fantasticare, a caccia non di gloria o di fortuna, su un certo viaggio a cui si pensa… magari sulla luna…. 

Se poi viene il trionfo, ebbene fatti suoi, ma mai, mai diventare un “come tu mi vuoi”. E se pur quercia o tiglio davvero non si è… se vuoi proprio non alto, ma farcela da sé.

E adesso sto per salir lassù… Nella luna opalina. Le anime che amo, simili agli estri miei, ritroverò in esilio, tra Socrate e Galilei.

Filosofo, naturalista, maestro d’arme e rime, musicista, viaggiatore ascensionista, istrione, amante, avanguardista. Qui giace Ercole Savignano Cirano de Bergerac che fu tutto, e lo fu a pieno. 

Ma io vado, scusate, non posso far attendere. 

Visto il raggio di luna che mi è venuto a prendere? Non voglio il vostro appoggio, null’altro che un istante. 

Lei viene eccola lá! Già mi sento di marmo raggelante, 

Poiché ella è in cammino, andrò a incontrar la sua falce col mio destino. 

Voi che dite? Non serve? Lo so, bella scoperta. Perché battersi solo se la vittoria è certa? Più bello quando è inutile, tra scoppi discintille. 

Chi sono tutti quelli? Ah, ma siete mille e mille. 

Ah, sì, vi riconosco, nemici miei inconfessi. Menzogna, Codardia, Doppiezza, Compromessi… Lo so che alla fin fine voi mi darete il matto. Ma che importa, io mi batto, io mi batto, io mi batto! 

Ah! Voi mi strappate tutto, l’alloro e la rosa.

Servitevi! Malgrado voi, mi resta un’altra cosa, che è mia. E quando a sera entrerò in quel di dio spazzerà il mio saluto l’azzurro sfavillìo e offrirò, con l’orgoglio che mai macchiai ne macchio l’indomita purezza del mio pennacchio.