La storia si costituisce nel’atto stesso della sua narrazione: una storia non raccontata non esiste, cosi come scompare se ne perdiamo memoria. Proprio per effetto del suo esistere attraverso la comunicazione scritta la storia non la fanno gli uomini, la fanno gli storici che la scrivono e, con i loro racconti, umanizzano il tempo dilatandolo oltre i confini del presente sino alle sue zone estreme nelle quali si cela il segreto delle origini. Ed è per questo che la storiografia del secoli XV-XX è stata una manifestazione originale ed esclusiva del pensiero mitico: un racconto delle origini nel quale l’uomo non è un oggetto della creazione, ma il soggetto di continui processi creativi del tempo e del suo stesso tempo.

Che cosa è la storia? È un racconto. E cosa è un racconto? Una rappresentazione delle azioni umane in quello spazio e in quel tempo virtuale che ogni narratore sceglie nel momento in cui la costruisce e la comunica. Per questo la storia si costituisce nel’atto stesso della sua narrazione: una storia non raccontata non esiste, cosi come scompare se ne perdiamo memoria. Ed è la “scrittura” della storia, la storio-grafia, il media comunicativo che ha conferito un immenso potere alla narrazione dei fatti storici, alla “rappresentazione” degli eventi umani “veri e realmente accaduti”.

     Proprio per effetto del suo esistere attraverso la comunicazione scritta la storia non la fanno gli uomini, la fanno gli storici che la scrivono e, con i loro racconti, umanizzano il tempo dilatandolo oltre i confini del presente sino alle sue zone estreme nelle quali si cela il segreto delle origini. Ed è per questo che la storiografia del secoli XV-XX è stata una manifestazione originale ed esclusiva del pensiero mitico: un racconto delle origini nel quale l’uomo non è un oggetto della creazione, ma il soggetto di continui processi creativi del tempo e del suo stesso tempo. La modernità è tutta qui, in questo “grande racconto” di un tempo tutto umano, fragile e caduco, che ha generato nell’uomo europeo la consapevolezza di un destino di continua autoaffermazione attraverso il suo tempo e la sua storia. Nessun altro sistema di pensiero ha percorso un cammino tanto rischioso. Nessuna cultura ha conferito alla creatività e all’immaginazione del pensiero mitico il compito di umanizzare il tempo e di promuovere, nel tempo, l’espansione della conoscenza dell’uomo e del mondo. Per questo ancora il pensiero storico è un’attività dell’immaginazione e nella storia nessun dato è definitivo, nessuna testimonianza certa. Instabile e indefinibile perché materia viva che si rigenera da se, la storia è un linguaggio iscritto nel tempo i cui vocaboli sono gli eventi.

     Oggi però, agli storici, si pongono alcuni interrogativi.

Quale può mai essere il senso e la funzione della storiografia nella costruzione di un ambiente-mondo nel quale l’orologio tecnologico sposta le origini dal passato al futuro reale? Che senso ha la narrazione e l’interpretazione di fatti accaduti in frazioni temporali tanto piccole da non essere più coerenti con le dimensioni di spazio e di tempo che i nuovi strumenti del comunicare ci impongono? Come mettere a profitto la forza centripeta dei nuovi media che allontana il passato e lo disperde in una progressiva entropia? E ancora, la tradizionale tecnica della scrittura è ancora sufficiente per comunicare la narrazione degli eventi?

     La rivoluzione digitale, che è ormai una metamorfosi del comunicare, pone seri problemi al tradizionale processo storio-grafico della narrazione storica e ai suoi autori.

     Anche per gli storici – ma, attenzione, anche per gli editori e i lettori – sarà sempre più vitale saper accettare gli enormi cambiamenti culturali ed educativi della metamorfosi digitale e corrispondervi in maniera positiva e creativa. Dovremo imparare a pensare ai contenuti interpretativi e critici come a progetti culturali aperti al dibattito e immaginare “il testo” come una struttura nucleare di base, dai confini molto più permeabili di quanto sia stato fino ad oggi anche in rete. Dovremo ammettere che i lettori sono anch’essi parte della Storia, testimoni e opinionisti che operano online all’interno di reti e attraverso esse. Dovremo prendere atto del fatto che i processi ipertestuali e interattivi modificano la struttura stessa del “discorso”storico e lo rendono mobile perché vivo. E dovremo infine accettare che questo scambio continuo di ruoli fa anche dello storico un regista capace di intrecciare i media in un unico racconto vivo e mutevole. Audio, video, testo, immagini, ipertestualità e interattività sono le “fonti” e gli ingredienti essenziali della nuova rappresentazione e narrazione degli eventi umani “veri e realmente accaduti”.

     A queste condizioni il “testo” storiografico diviene forse una solida piattaforma, un serbatoio di esperienze narrate e condivise che resiste alla rapida usura del tempo e ai labirinti dell’oblio. Questo è il contributo che Storia & Storici intende fornire. Più che in esperimento, un laboratorio.