Aleksandr Sergeevič Puškin
Il genio deve morire
Salieri e Mozart
revisione del testo e adattamento teatrale a cura di
Roberto Moro
per una riscoperta del testo di Aleksandr Sergeevič Puškin
Nell’autunno 1830, confinato nella tenuta di Boldino da un’epidemia di colera, Puškin conosce una stagione di straordinaria creatività. Complice la quarantena e il forzato isolamento, l’Autore conosce una stagione di eccellenza creativa.
Tra le altre opere compone quattro “piccole tragedie” di cui una è il microdramma in due scene “Mozart e Salieri” o “L’invidia”, come l’autore l’aveva originariamente intitolata. Ma l’opera, enigmatica e laconica nella sua nuda essenzialità, va al di là di un’indagine psicologica su questa passione fatale e si presenta come un mistero gotico che, attraverso il topos dell’ultimo banchetto, scava percorsi sottili e profondi che collegano arte, morte e vita, genio e amicizia. “Mozart e Salieri” rievoca la leggenda di un tragico delitto che avrebbe cancellato il genio di Mozart dal mondo.Si tratta di una leggenda senza fondamento storico che per mano di Puškin diviene un paradigma letterario destinato a consolidarsi nel tempo per giungere fino ai giorni nostri. L’eterno conflitto tra “il talento” e il “merito”, tra la libertà che non conosce confini e l’ordine che garantisce il premio agli uomini onesti e rigorosi nell’adempimento del dovere, rispettosi della gerarchia e della mediocrità.
“Mozart e Salieri”, destinata al melodramma fu ripresa e messa in musica nel 1898 da Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov. Il compositore iniziò a lavorare all’opera all’inizio del 1897 e la completò entro l’estate dello stesso anno. In novembre il compositore poté darne una rappresentazione dimostrativa a casa sua per un ristretto gruppo di spettatori, perché le sue caratteristiche di “opera da camera” lo consentivano. La prima rappresentazione ufficiale ebbe luogo al teatro Solodovnikov di Mosca nel 1898. L’opera fu dedicata al compositore russo Aleksandr Dargomyžskij, che aveva musicato Il “Convitato di pietra” delle Piccole tragedie puškiniane.
“Il genio deve morire”, propone la riscoperta del testo integrale di Puškin, in adattamento teatrale che costituisce una prima assoluta della modalità di ascolto della tragedia originaria.
.Gli interventi stilistici realizzati nel corso della revisione per una più agevole comprensione del testo e un adeguato adattamento, rispettano ed esplicitano il significato che l’Autore volle attribuire alla “piccola tragedia”. Il prologo e lì’epilogo, aggiunti in corso di revisione, Restituiscono la stringente attualità dell’opera e concludono il filo narrativo di una leggenda che Puskin, per primo ha voluto formalizzare e che ancor oggi vive nella cultura del nostro quotidiano. La musica di scena richiama le più note melodie mozartiane. La durata della rappresentazione è stimata in 100 minuti.
messa in scena
personaggi, trama. sviluppo scenico
L’azione ha luogo in un luogo e in un tempo indefiniti, la scenografia richiama l’attualità. Il soggetto dell’opera è fondato sulla leggenda dell’avvelenamento di Mozart da parte dell’invidioso Salieri, leggenda formalizzata nell’opera di Puskin “Salieri e Mozart” e sopravvissuta fino ai giorni nostri,
Personaggi in ordine di comparizione: il Magistrato, Salieri, Mozart, un violinista cieco
Prologo
un magistrato legge la sentenza definitiva di assoluzione di Antonio Salieri per l’omicidio (volontario, premeditato, con l’aggravante di motivi “futili e abbietti”) di Amadeus Mozart. Le motivazioni della sentenza di piena assoluzione si fondano sull’assunto che il “genio”, collocandosi al di sopra delle persone comuni, danneggia l’ordine sociale. L’incontrollabile creatività del genio, il rischio per i suoi effetti incontrollabili, sovvertono le regole che premiano invece il “merito” fatto di rispetto delle consuetudini, ossequio alla gerarchia, capacità di servire e consolidare il potere. Per queste ragioni l’omicidio perpetrato da Salieri è un contributo alla stabilità e alla quiete pubblica e per questo “il genio deve morire”.
Scena prima
Salieri è solo in una stanza. Ragiona su come sia ingiusto il mondo: egli fin dalla fanciullezza si è consacrato alla musica e ha conseguito il successo dopo il duro lavoro di molti anni. Non ha mai invidiato altri compositori, ma ora prova invidia e sdegno, per il fatto che un così grande talento sia posseduto da un individuo frivolo, superficiale e volgare come Mozart, per il quale creare musica non richiede alcuno sforzo. Arriva Mozart, conducendo con sé un violinista cieco, che stava suonando in un’osteria una melodia da “Cosi fan tutte”. Il compositore è divertito da come il cieco storpia la sua musica; Salieri, al contrario, è molto indignato. Mozart propone al collega di ascoltare una “bagatella” che ha scritto il giorno prima. Salieri è scosso dalla musica e dall’inarrivabile creatività del giovane collega; consapevole del dono divino concesso al rivale, che per lungo tempo lo ha divorato e spinto fino al limite del suicidio, decide di uccidere Mozart come atto di umana giustizia, e lo invita a pranzo.
Scena seconda
I due compositori s’incontrano all’osteria del Cervo d’Oro. Mozart è malinconico, inquieto, pieno di cattivi presentimenti. Un misterioso “uomo nero” gli ha commissionato un Requiem, per poi dissolversi nel nulla. Il compositore, nel tormento di tristi presagi, ha concluso l’opera, ma è ormai convinto che, in realtà, il Requiem sia solo per sé stesso. Durante la conversazione Mozart afferma che “il genio e la malvagità sono due cose incompatibili”, poi svela al suo commensale le note e l’impianto del Requiem. Salieri cade in profonda ammirazione e prostrazione per il capolavoro sublime. Ripercorre tutte le ansie e l’ingiustizia della su condizione di mediocre musicista e del potere. Riceve allora, dalle mani stesse della “giustizia” (dal magistrato), il veleno e trova il modo di versarlo nel brindisi per l’amicizia. La conversazione prosegue. Mozart suona a Salieri passi del Requiem, e questi piange. Mozart non si sente bene e se ne va. Salieri resta solo e non trova pace per il delitto compiuto. Interviene il magistrato, deus ex machina, che lo assolve perché, come annunciato nel Prologo, “il genio deve morire”.
PROLOGO
(accompagnato dalle prime battute,, romantiche e tenebrose, dell’ouverture dell’opera di Korsakov, il magistrato entra con passo lento e cerimoniale, srotolando una pergamena – rivolto al pubblico:)
MAGISTRATO
Signori giurati, signori del pubblico che, con la vostra presenza, avete onorato la nostra rappresentazione, do lettura della sentenza di questa Corte giusta e inappellabile.
(legge i fogli)
“Inteso che:
sua Eccellenza Antonio Salieri, nato a Legnago nel territorio dell’Impero, poi, per grazia del nostro Sovrano Giuseppe d’Asburgo secondo del suo nome, Eminentissimo Kammerkomponist di Corte e direttore musicale dell’Opera italiana in Vienna, Cappellmeister eccelso il cui merito è stato riconosciuto da tutte le corti d’Europa, ha reso piena confessione del delitto compiuto,
intesto che
il signor Amadeus Mozart è ormai sepolto in luogo ignoto e che, per effetto della sua morte, le opere da lui create non vengono più eseguite, né dell’Autore si porta ricordo,
questa corte giusta e inappellabile dichiara:
sua eccellenza Antonio Salieri, umile nella fede, scrupoloso nell’adempimento dei compiti che gli sono stati assegnati, consapevole dei doveri imposti dalla gerarchia sociale, onesto e rispettoso nella vita di Corte e per ciò stesso fedele suddito del nostro Sovrano e chiamato da Dio a celebrarne la gloria, questa Corte, e lo dichiara assolto da ogni addebito in merito alla morte del Signor Mozart per aver agito, il detto Salieri, nell’interesse del nostro regno e nella piena tutela delle tradizioni e della pubblica quiete dell’Impero.
Le nostre leggi infatti, in piena conformità con l’ordine naturale, premiano il merito e solo il merito che viene formalmente riconosciuto e sancito dal Sovrano nella sua augusta persona, e non la scomposta e incontrollata libertà di creazione. Il merito, ragione e giustificazione del privilegio che il potere gli accorda è il sacro fondamento dell’ordine sociale; ordine divino e immutabile il quale è in sé stesso arte e somma bellezza. Il genio, al contrario, è manifestazione di disordine morale, inquietudine, turbamento delle coscienze, minaccia il potere e non trova posto nel vivere civile. Manifestazione di una libertà non soggetta a controlli, il genio, per la sua stessa natura difforme, conduce alla celebrazione contagiosa di quel mutamento che solo il “merito” è chiamato a realizzare nella stretta osservanza del potere umano, visibile manifestazione del potere divino nel quale tutti si riconoscono”.
(arrotola i fogli)
Signore, signori, onorevole pubblico, questa sentenza ovvia e sempre attuale nelle sue motivazioni, conclude il lungo iter di questo processo e restituisce infine l’onore all’imputato, sua Eccellenza Antonio Salieri, al suo merito di suddito e artista, alla sua gloria terrena … Ma ora sarà lui stesso a svelarci il tormento nelle gravi decisioni che la Provvidenza gli ha assegnato. Poi, voi tutti, dimenticate Mozart!
(volge le spalle al pubblico e alza le braccia come un direttore d’orchestra, poi con enfasi)
Che la storia cominci!
(esce con passo lento e solenne con le note lontane del concerto per piano n° 20 K466 – 1mn)
SCENA PRIMA
[Una stanza – li studio di Salieri – un pian, un tavolo, tre sedie un leggio da spartito.]
(Salieri esce dall’ombra pensoso e lento, reca in mano una spartito,, lo appoggia sul leggio – il pianoforte alla sue spalle si illumina – allora partono le prime battute tragiche dell’ouverture del Don Giovanni)
SALIERI (segue l’esecuzione e accompagna le note come se dirigesse un’orchestra)
Dicono che non ci sia giustizia sulla terra. È vero, lo sappiamo, lo vediamo: (rivolto al pubblico) sì, lo vedete?
Ma esiste forse una giustizia in cielo? No! No, se Dio è cieco, muto, indifferente, no! Se il tuo infinito amore, il tuo umile, incondizionato rispetto non trova il sorriso, la benevolenza, il premio …. No.
Mi è evidente come una scala naturale perché io venero l’arte, l’unico tramite per giungere a Te o Signore, la venero da quando sono nato e forse io sono nato con lei e per lei. Dio stesso lo aveva voluto.
Ero bambino: quando in chiesa suonava l’organo la magia scendeva dentro al mio cuore. Io ascoltavo assorto, rapito, incapace di bloccare lacrime cocenti, dolci. Allora sentivo parlare l’Eterno, scendeva dentro di me, io stesso parlavo con Lui, parlavo … no certo non ancora, tutto il mio amore era muto; ma avrei potuto parlare, un giorno avrei potuto parlare con la sua stessa lingua, suoni armoniosi fatti per salire al cielo.
Ben presto rinunciai ai piaceri futili, alle menzogne; le scienze estranee alla musica le detestavo; con orgoglio inflessibile le rinnegai per dedicarmi solo all’arte divina: la musica. E l’inizio fu tedioso e arduo, fu la dura prova di una ascesa incolmabile. Riuscii così a oltrepassare le prime difficoltà. Posi la tecnica alla base dell’arte eccelsa; diventai un artigiano: alle mie dita imposi un’agilità disciplinata, la fedeltà all’udito, l’onesta ai pensieri. Assassinai i suoni, e come un chirurgo sul tavolo di un cadavere, sezionai la musica. La mia armonia fu algebra, geometri, matematica sterile. Una volta diventato perito settore, osai abbandonarmi al sogno inebriante della creazione. Era questa la sfida e al tempo stesso il richiamo: iniziai comporre.
Ma silenziosamente, con prudenza e umiltà, di nascosto. Talvolta, incurante del sonno e della fame, stavo giorni interi in una cella oscura e muta; lì, nel silenzio del mondo, assaporavo tra tormenti e felicità l’ispirazione, ne bruciavo i frutti: osservavo indifferente le mie idee dissolversi come fumo sottile fra le mani.
Dio no, lui ancora non mi parlava. Aspettavo, aspettavo …
Ecco, ascoltate ….
(musica di fondo: Mozart oratorio k 469 – 1,30 mn)
Così con una fatica costane e caparbia nell’arte infinita, giunsi al fine ad altre mete. Giunse anche la fama: nei cuori delle persone riscoprivo l’eco eufonica delle mie creazioni. Ero appagato, e non gioivo esclusivamente dei miei traguardi e delle mie fatiche: godevo della fama, certo: successo, pubblico, allievi, la Corte … sì la corte, gli onori, i privilegi …
IL MAGISTRATO
(dalla platea, perché ormai e seduto nel pubblico e vi resterà per tutto il primo atto)
… gli onori, sì, Cappellmeister! Anche i privilegi che ne sono il giusto coronamento, ma conquistati con il duro e paziente servire. Con il vero merito: prudenza, compiacenza, rigore e verecondia. E fede, sì, anche fede nell’ordine naturale, immobile, eterno del potere che Iddio stesso a conferito agli umani. La creazione, Cappellmeister, la creazione giunge al cuore come il naturale coronamento dell’umiltà posta al servizio del sovrano. È giusto così.
(rivolto al pubblico) Siamo tutti d’accordo? Sì, sicuramente.
SALIERI
(meditabondo in un percorso interiore e come non avesse sentito)
… gli onori e il potere, il potere amministrato con saggezza e umiltà, il potere. Ma godevo anche dei lavori di tutti miei amici compositori. Li giudicavo con giustizia e assegnavo loro incarichi, prebende … io, giudicavo e premiavo il merito, il merito … io …
No, fui sempre giusto e non provai mai invidia, mai! Chi avrebbe mai potuto sostenere che fossi un’anima invidiosa? Quale offesa al mio Dio e alla mia professione di fede nell’arte divina?
Chi mai avrebbe potuto confondermi con un miserabile, un verme che si calpesta, una serpe inerme che si ciba di polvere e di sabbia? Nessuno! E adesso …
Adesso lo confesso, provo invidia. Di più, di più, soffro da anni di un’intensa, straziante invidia che mi divora. Perché ora so, ora Iddio mi ha parlato, sì. Sì mi ha parlato con una voce blasfema e … ascoltate, ascoltatela anche voi:
(musica di Mozart: andante concerto op. 21 – 2 mn)
La sentite? La sentite anche voi? Ecco! Questa è la voce di Dio.
(alza il dito al cielo per indicare da dove viene la musica – partono le note dell’ “andante” secondo tempo del concerto per piano n°26 K 537 – Salieri, prostrato si prende la testa fra le mani)
Ascoltate tutti. Ecco la voce e mi ha detto: “non vi è merito senza talento” quella voce mostruosa mi ha detto: “ solo il talento è il segno divino, il genio è l’una cosa con me, il genio è l’essenza di me nel mondo e oltre il mondo”.
Ha sì! E allora dov’è la giustizia, Dio, se il divino dono della creazione non merita all’uomo di fede, se il genio mortale non è concesso in premio per gli uomini di pace e di fede, di merito? Perché i modesti e mediocri pur capaci di sacri pensieri, d’amore ardente, di preghiere, di zelo scrupoloso non possono acceder al potere divino della creazione che invece illumina e si disvela in un folle, un vagabondo ozioso, dominato dalla lussuria, miserabile e osceno! .Oh Mozart, Mozart! …
(Salieri si perde nell’ascolto di una nuova melodia sonata per violino n° 32 K454 che va rapidamente scemando poi, con frastuono di voce e di passi, entra Mozart)
MOZART
Ma porca troia, che fatica! Accidenti! Mi hai scoperto, caro amico! E io che ti volevo servire una sorpresa coi fiocchi!
SALIERI
Ma da quando ti trovi qui?
MOZART
Da quando? che cazzo! Ma arrivo in questo momento. Son venuto per mostrati una mia creazione. Ma … ecco, per strada, nei presi di una taverna, ho udito il suono di un violino. Amico, credimi, non ho mai ascoltato nulla di più esilarante in vita mia! Altro che le tue strimpellature, e le mie! Un violinista cieco che suona agli avventori di un’osteria “Voi che sapete”. Dio, che meraviglia! Te l’ho portato: voglio farti una dimostrazione della sua arte. Entra!
(entra barcollando un violinista cieco)
Su, suona un brano di Mozart, uno, a piacere!
(il violinista suona un’aria di Così fan tutte”:” voi che sapete”; poi la musica si deforma elettronicamente e gracchia come un vecchio disco, si sospende, Mozart ride smoderatamente)
SALIERI
E tu ne sei divertito?
MOZART
Ah, Salieri! Perché: tu non lo trovi comico? Per l’accademia sarà certo una cagata, ma … ma senti che novità, che casino di suoni … mai visti, mai sentiti …
SALIERI
No. Non mi fa ridere un Raffaello rovinato da un misero imbianchino; non rido quando un menestrello indegno storpia l’Alighieri coi suoi scherzi. Vattene, vecchio!
MOZART
Ma che cazzo! Vuoi anche cagargli in testa, poveraccio! Aspetta … tieni. Bevi alla mia salute.
(il vecchio esce)
Tu, Salieri oggi non sei dell’umore giusto. Torneò un’altra volta.
SALIERI
Ma no, aspetta! Cosa mi hai portato?
MOZART
Ma niente, una sciocchezza. Qualche notte fa, mentre ero tormentato dal’insonnia, mi son venute in mente due o tre idee. Insomma come se avessi fatto un sogno: erano note che venivano come da fuori, da lontano, ma tutte lì, limpidissime … E stamattina le ho messe per iscritto. Volevo aver una tua opinione sincera. Ma ora hai altro a cui pensare!
SALIERI
Ah Mozart, Mozart! per te io ho sempre tempo. Siediti, ascolto.
MOZART (al pianoforte)
Immagina un uomo: me, Diciamo … un poco più giovane, Innamorato ma non eccessivamente: ecco, insomma appena, appena. Insieme alla ragazza, no … a un amico. Con te … immaginiamo: io sono allegro della dolce amicizia e … e d’improvviso come una visone sepolcrale, il nero, il buio repentino; come se si passasse un confine … ascolta!
(suona – musica di fondo dal tempo “andante” quintetto K 452 – 2,08 mn)
SALIERI
E tu, con questa musica nel cuore ti sei fermato ad ascoltare … Dio! Tu, Mozart, non sei meritevole di te stesso.
MAGISTRATO
(ancora dal pubblico)
Ma certo! Qui dove è il merito, dove sono gli applausi, dove il compiacimento del Sovrano. Dove sono gli eroi che di continuo celebriamo in omaggio alla maestà del potere? Melodie e melodie, scherzi, divertimenti volgari, da osterie e per il popolo minuto. Bagatelle da ascoltare in silenzio, spazzatura.
MOZART
(rivolto al Magistrato)
Ma è proprio così, una bagatella, un scoreggia che viene dal cielo e che non puoi più trattenere. Ma insomma Salieri, che ne pensi allora? È valida?
SALIERI
È di un’audacia sconfinata, c’è armonia, profondità. Sei un Dio e sei davvero un genio, Mozart, e non ne sei consapevole. Io, io soltanto lo so. E … mi si perdoni, ma sento una voce lontana come la voce di Dio. Tu, caro Mozart, sei davvero un genio e … ho paura …
MOZART
Sarà… Tu credi? Se lo dici tu … e poi paura di che? Ma purtroppo il Dio che porto dentro me adesso è affamato: le budella chiedono un’adeguata produzione di merda. Vado, caro amico …
SALIERI
No, aspetta Ho un’idea: pranzeremo insieme al … al Cervo d’Oro.
MOZART
Accetto davvero volentieri. Passo soltanto da casa, avviso mia moglie che non torno per pranzo.
(esce, sale e scema la musica di fondo)
SALIERI
Ti attendo! Sì … E non perditi per strada.
(rivolto al pubblico) Ecco, vedete! Se sono queste le parole di Dio, allora …
No, non posso oppormi ancora al mio destino: è lui che mi ha chiamato per fermarlo in nome della musica, o lui si ferma o per noi, per tutti noi sacerdoti del Suo culto sarà la fine, l’oblio. No, non penso a me, alla mia effimera gloria. Ma a cosa serve che Mozart viva e crei cose così sublimi? Innalzerà l’arte con questo? No. Ma scomparso lui, ci sarà solo lui. Gli eredi di Mozart non esistono e no,non possono esistere. Perché è nato allora se la sua voce divina impedirà per sempre di udire la voce di Dio?
Come un cherubino venuto dall’Eden, ha portato la sua melodia per risvegliare in noi, corpi appesantiti e gonfiati di nulla, un desiderio privo d’ali, e poi volare via. E vola, quindi! Fuori dalla gabbia. Vai!
MAGISTRATO
(sempre dalla platea, dove è ancora seduto)
E tu Salieri torna al tuo dovere, al compito che ti è stato affidato: ecco il veleno, questo genio deve morire …
(gli offre il veleno, Salieri rivolto a lui lo prende con gesto teatrale)
SALIERI
Ecco allora il veleno, ultimo dono di Isora: son trascorsi diciotto anni. Spesso da quel giorno in cui l’ho incontrato la vita mi è parsa un’orrida ferita. Continuavo a rimandare la mia esecuzione. Perché morire?, mi dicevo, forse la vita porterà i doni attesi; forse conoscerò il delirio, l’estasi notturna del’ispirazione, la passione incontrollabile del cuore. Forse un nuovo Salieri riuscirà a comporre melodie celesti e io ne godrò … E banchettavo, io, con il nemico che disprezzavo; mi dicevo: forse potrò detestare ancora di più, un’offesa più sanguinosa da altezze vertiginose s’abbatterà su di me, il tuo dono, Isora, …. sarà onorato! Avevo ragione! Oggi ho finalmente il mio nemico: Mozart, che mi ha inebriato di nuovo entusiasmo! È tempo, arcano dono del’amore: ti aspetta il calice amaro dell’amicizia.
[l’intervallo, se necessario, è accompagnato della note della sonata per piano n° 11 K 331 nel movimento “andante grazioso]
SCENA SECONDA
(nel buio – don Giovanni “a cena teco mi invitasti e son venuto” – Un separé in un ristorante; un pianoforte – Mozart e Salieri seduti a tavola)
SALIERI
Perché sei così accigliato?
MOZART
Io? … Non lo sono affatto!
SALIERI
Certamente qualcosa ti ha scosso. Un buon pranzo, un vino eccellente, e tu sei così scuro, silenzioso. Non è da te.
MOZART
Hai ragione. È il Requiem a inquietarmi.
SALIERI
Ah eccolo! Stai lavorando a un Requiem? Da molto? Dimmi, voglio sapere.
MOZART
Da quasi un mese, sai. Ma è accaduto un fatto sinistro, lo sai, come in un sogno. Non te l’ho raccontato?
SALIERI
No. Ma dimmi, confidati pure …
MOZART
Allora ascoltami: circa un mese fa rincaso tardi, mi dicono che qualcuno mi ha cerato. Non so perché, ma non faccio che pensarci tutta la notte: chi era, cosa voleva? Che mai mi cerca più?
L’indomani l’individuo torna e io nuovamente non sono in casa. Poi, il terzo giorno, ero con mio figlio, stavamo giocando; mi chiamano. Io vado alla porta. Una persona vestita completamente di nero mi saluta, s’inchina ossequiosamente, e mi commissiona un Requiem. Poi si dilegua: non lo ho rivisto più. Io mi metto immediatamente al pianoforte, ma lui per ora non è più tornato.
E lo vuoi sapere? In un certo senso sono felice: mi dispiacerebbe dovermi separare dal “mio” Requiem.
Anche se è ormai pronto. Eppure …
Dico il “mio” Requiem perché … perché, come dire? Sì è come se fosse davvero per me, se fosse il mio Requiem e tutto solo per me. E così vedi, me lo porto dentro e sono inquieto. Così come se fosse stato generato da un sogno, da fuori, da lontano. Ci capisci qualcosa? Mah, è una cosa strana. Eppure …
SALIERI
Eppure cosa?
MOZART
Mi vergogno un po’ a confessarlo.
SALIERI
Cosa?
MOZART
Che notte e giorno non mi dà pace quell’uomo in nero. È un’ombra che mi pedina in ogni luogo. Io sento così, lo sento presente, sempre. Anche ora ho l’impressione che sia … sia un terzo invisibile, un convitato di pietra, qui con noi. Ecco … ma io mi sento lontano e più mi tornano le note, più … Ma è una cosa strana, non so …
SALIERI
Suvvia, Mozart, che timori infantili! Non ci devi più pensare. Beaumarchais, ricordi, mi suggeriva: “Amico mio, quando i pensieri negativi ti assillano ricorri allo champagne, oppure prova a leggere ancora le mie Nozze di Figaro”.
MOZART
Già, voi eravate amici, per lui hai musicato il Tarare: magnifica opera. Contiene un motivo … Quando sono allegro lo canto sempre.
(canticchia il motivo del finale dell’Ormus di Salieri)
Un’opera fastosa anche se, fammelo dire, noiosa come una diarrea: il palazzo di Atar, il tempio di Brama, la città di Ormus. Terre lontane. Ma sono poi vere? Ma davvero si può immaginare un mondo così fantastico? Ricordo il prologo: la Natura con l’aiuto del Genio del fuoco, dopo aver sconfitto il caos, crea lei stessa i personaggi dell’opera. Che idea, che genio! Ma poi, … poi il genio muore …
Ma tu che dici, è vero che Baumarchais avrebbe avvelenato qualcuno? Per invidia, poi. Sono voci che circolano e mi fanno ridere. Ma si dice, si dice … Tu che ne sai, dimmi.
SALIERI
Non credo proprio: Baumarchais era un tipo troppo ameno per un’azione dl genere. E poi forse lui era un genio davvero, perché mai avrebbe dovuto liberare il mondo da … Ma sono solo dicerie
MOZART
Era un genio, come lo siamo noi. Il Genio sta sopra, il suo destino è quello di non guardare le cose di questo mondo, di stare lontano, lontano … Genio e delitto non si conciliano mai. Vero?
SALIERI
Ne sei convito?
(versa il veleno nel bicchiere di Mozart)
Ma ora bevi.
MOZART
Alla tua, mio caro, all’onesta fratellanza di Mozart e Salieri, entrambi prigionieri dell’armonia!
(beve)
SALIERI
Aspetta, cosa fai? Aspetta! Hai già bevuto! … senza di me?
MOZART
(getta il tovagliolo sul tavolo)
Ora basta. Mi sento sazio.
(va al pianoforte)
Ascolta, Questo è il mio Requiem, Salieri.
(parte la musica del “il confutatis maledictis” Mozart assorto, finge di dirigiere una orchestra ideale)
Così, poi coro ad libitum …
(ancora le note del Requiem che poco a poco si spengono)
Requiem aeternam dona eis, Domine! … Che brutta però la pace perpetua! …
(si rivolge a Salieri)
Piangi?
SALIERI
Sì. È così. Io non ho mai pianto. Ma adesso, non so … avverto insieme dolore e gioia, come se assolvessi un gran dovere, o come se un salubre coltello mi amputasse un arto infetto.
Mozart ignora le mie lacrime. Continua, Colma la mia anima di suoni.
(continua il Requiem introitus)
MOZART
Ah sì! Se l’armonia giungesse a tutti i cuori Con tanto vigore. No! Si fermerebbe il mondo. Chi vorrebbe più occuparsi delle misere necessità quotidiane? Tutti si voterebbero al’arte! Siamo pochi noi, gli eletti, i fortunati, Oziosi riluttanti del potere, degli onori, liberi e sacerdoti della pura bellezza. È vero, dì?
SALIERI
Ascolta, ascolta la voce di Dio. Si mio dolce amico, mio Cherubino, il tuo uomo nero, il tuo committente è proprio qui, ora … ma no, il tuo Requiem non te lo prenderà mai, ora tu puoi volare, volare …
MOZART
Ma cosa dici? Di che parli? Vuoi rendermi inquieto, farmi paura o lo champagne ti ha già bruciato il cervello? Su, amico, su …
(pausa e silenzio)
Ora però non mi sento bene. Avverto un peso … Dio che stanchezza! Come se tutta la mia musica mi fosse dentro, intorno … tutta la musica del mondo, qui intorno. Vado a riposare. Addio, Salieri!
SALIERI
Arrivederci.
(da solo)
Dormirai, dormirai anche troppo, Mozart! Ma se lui fosse nel vero, e io non fossi un genio? Ma con il delitto non si accorda il genio. O Dio onnipotente perdonami Tu, oh Mozart, Mozart!
MAGISTRATO
(entra in scena portando una pergamena)
SALIERI
Ecco, il processo e … una terna condanna. Sono pronto!
MAGISTRATO
Al contrario, her Salieri. Ecco la sentenza che verrà pronunciata: piena assoluzione per aver liberato il mondo dalle minacce di un genio, ristabilito l’ordine e il potere. Il mondo, eccellentissimo Cappellmeister, le è grato, la Corte le è grata, il Sovrano … e poi di her Mozart, questa sua ossessione, non si parlerà più. Non un funerale e neppure una tomba. Questa spiacevole vicenda è chiusa, chiusa per sempre.
SALIERI
No eccellenza, no. La tomba di Mozart è il futuro, tutto il futuro del mondo, giorno dopo giorno, in ogni luogo. Dopo di lui vi sarà solo lui, la sua voce e la gioia di una libertà che io, che noi non conosciamo.
(la rappresentazione si chiude con l’inno alla libertà)
[cala il sipario, applausi]
apparente fine della rappresentazione
segue
“EPILOGO”
“EPILOGO”
[dopo il primo applauso si alza il sipario: in scena il Magistrato, ora in abito non paludati. Ai suoi fianchi: Salieri su una sedia a rotelle il volto bianco e/o una maschera e Mozart sdraiato su una poltrona evidentemente sofferente e affaticato]
MAGISTRATO
(senza toga, rivolto al pubblico, tiene in mano il microfono)
Grazia, grazie … Non è ancora finita, ancora un momento per favore.
Ora che mi sono spogliato della toga e sono ritornato nel mondo reale, qui insieme a voi. In quanto, uomo onesto e giusto, mi corre l’obbligo di una spiegazione, davvero un epilogo, e spero definitivo, che faccia cadere davvero il sipario su questa storia che suscita curiosità e mistero da almeno due secoli.
Il problema non riguarda la “giustizia” formale, il tribunale, gli atti processuali, le testimonianze, la sentenza e dispositivi o le motivazioni della sentenza stessa. Qui Salieri è stato pienamente assolto già al tempo dei drammatici eventi che abbiamo cercato di raccontare. No.
Il problema è ancora uno e uno solo: ma Salieri uccise o non uccise davvero Mozart?
Il giorno che precedette la sua morte, Mozart inviò una lettera al Salieri: …
MOZART
(a fatica, con voce tremante, rotta da colpi di tosse, porta agli occhi un foglio)
…“alle sei sono andato a prendere Salieri e la Cavalieri e li ho condotti nel palco…..Non puoi immaginare quanto siano stati gentili entrambi, quanto sia piaciuta loro non solo la mia musica, ma il libretto e tutto l’insieme. Hanno detto che è un’opera degna di essere rappresentata in occasione delle più solenni festività davanti ai più grandi monarchi, … Salieri ha ascoltato e guardato con la massima attenzione, e dalla sinfonia all’ultimo coro non c’è stato brano che non gli abbia strappato un “bravo” o un “bello” …, e non finivano mai di ringraziarmi … ringraziarmi …”
SALIERI
(con voce chioccia e disperata)
Io lo’ho ucciso, lo ho ucciso, Dio, Dio! … Oh Mozart, Mozart!
(canticchia euforico un brano di Mozart)
MOZART
(in evidente stato di delirio, con colpi di tosse strazianti:)
Freddo, freddo … ah, Costanze … Costanze … io muoio, muoio …
Un complotto, un complotto, … mi vogliono morto, rovinare, rovinare …
MAGISTRTO
No! Salieri non uccise Mozart e se vi fu un complotto fu quello del suo tempo, della Corte di Vienna, della società musicale di Vienna, fu un complotto della metamorfosi di una società e di tutta una cultura giunta ai suoi naturali confini storici: il secolo dei lumi, il mondo aristocratico, la grande rivoluzione sociale e politica della modernità. In qualche modo Salieri e Mozart, forse anche inconsapevolmente, militavano in campi opposti e di volta in volta stipularono ragionevoli alleanze..
Un’antica tradizione musicologica tende a porre Mozart e Salieri in una netta contrapposizione basata su evidenti motivi di concorrenza professionale ed “etnica”, ma una fredda ricostruzione dei fatti, porta a conclusioni radicalmente differenti. Ferma restando l’esistenza di una evidente concorrenza in ambito musicale, nella Vienna degli anni ottanta i due musicisti lavorano in realtà fianco a fianco su progetti operistici ampiamente graditi (quando non esplicitamente commissionati; fa eccezione il Trofonio) dall’imperatore Giuseppe II.
La politica riformistica di Giuseppe II, lavora nella direzione di un netto rafforzamento nazionalistico e militare: la classe nobiliare che lo sostiene si alle logge massoniche, alla nobiltà “convertitasi” al nuovo verbo e alla borghesia produttiva e in, guerra aperta ai poteri da sempre alleati quali quello della Chiesa di Roma.
Insomma, Giuseppe II incentiva il capitalismo borghese basato su una forte e libera concorrenza, privilegiando le produttive classi medioborghesi a scapito della tradizionale aristocrazia fondiaria. Giuseppe II è dunque un antesignano di quel fanatismo modernista che celebra il lavoro in luogo del privilegio, la produttività in luogo della rendita, il cambiamento contro l’immobilismo.
Spettacolo, propaganda, teatro. Il teatro è allora uno degli strumenti, oggi diremmo dei “media di massa”, con i quali l’imperatore propaganda il “mondo nuovo” e ugualitario in cui anche nobili e clero sono tenuti a pagare pesanti tributi.
Il progetto di questo imperatore “illuminista” e ammiratore della cultura francese è quello di esautorare progressivamente l’opera in lingua italiana e di sostituirla con quella in tedesco sul modello della pratica dei teatri parigini. Salieri e Mozart parteciparono entrambi a questo progetto e per questo li ricordiamo
Quanto poi alle cause reali della morte di Mozart, anche qui si è scritto e ricercato quanto basta per fare chiarezza e giustizia.
La premessa necessaria è che le speranze di vita all’atto della nascita sul finire del XVIII secolo sfiorano i quarant’anni. Il giovane Mozart era cagionevole di salute fin dall’infanzia e l’elenco dei sui malanni, malattie e ricadute è troppo triste per essere catalogato qui.
Dei sei figli avuti da Costanze in otto anni di matrimonio, solo due raggiunsero l’età adula e sopravvissero al padre.
L’ultimo anno di vita del nostro eroe fu un calvario, la sua fragile linfa sai corruppe fino ad estinguersi. Amici, medici, familiari furono al sua capezzale. Privo di una cappella di famiglia, fu, come di consuetudine sepolto in una fossa comune con altri nove feriti del suo quartiere morti in giornata.
Salieri fu tra i pochi al suo funerale.
E perché allora anche oggi e qui inseguiamo la leggenda della sua morte come di un martirio e una intollerabile negazione?
Perché il genio, quando le sue opere penetrano nel nostro quotidiano e ne sconvolgono i confini, è una presenza inquietante. Il genio è certificazione di disordine, minaccia, messaggio umano difficile da interpretare e con il quale coesistere è del tutto angosciante. Il genio è promessa di eternità e … e per questo deve morire.