Sul finire del Novecento insomma era diffuso il convincimento che la crescita “economica” (allora si diceva così) di un intero continente in forte espansione demografica avrebbe creato drammatiche turbative alla struttura stessa della modernità intesa come modello di civiltà, al suo persistere integro nei valori, al primato della cultura occidentale. “Tutte menzogne”, precisa giustamente Nan-Do, “tutte bugie di comodo di quella che potremmo definire l’opzione elitaria-razzista di una cultura che di veramente moderno non aveva nulla”. 

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Tokio, 14 agosto 2095

Caro Aich-Man,

come promesso ti allego la recensione del saggio che mi hai trasmesso e che sono seriamente intenzionato ad adottare per il mio corso di formazione manageriale del prossimo semestre. Il corso si terrà a Brno presso la prestigiosa sede dello Spiltberg ormai definitivamente ristrutturata. Il corso, rivolto alle nuove leve della Fondazione, potrebbe giovarsi anche del tuo contributo di esperienza e testimonianza. Son pertanto a chiederti, compatibilmente ai tuoi ben noti impegni, una presenza di quattro ore di aula nel giorno che vorrai concordare direttamente con la segreteria didattica nell’ambito del calendario già trasmesso. Ti sarei inoltre grato di consentirmi l’utilizzo del testo della mia recensione ancorché per quella data non fosse ancora pubblicato.

Un cordiale saluto, tuo

Mor-To

ALLEGATO

Le menzogne del passato, edizioni Paradise Corporation, Lagos 2094

Oggi la scienza fa miracoli. Li fa davvero. E la tecnologia ne fa ancora di più; ne ha fatti tanti e ancora ogni giorno ne fa e con tale puntualità che tutto il mondo, pervaso da continue mutazioni, da una armoniosa e irrefrenabile crescita, sembra il paradiso dei maghi e un paradiso di magie. L’economia di mercato, la scienza, la tecnica e la crescita economica hanno creato davvero il paradiso terrestre. 

         Così, a guardarsi indietro, a ripensare e ricordare tutti i timori, le ansie, gli anatemi e le infinite polemiche che, ancora nel XX secolo, animavano gli spiriti più eccelsi in merito ai malefici dello sviluppo, e dello sviluppo tecnologico in particolare, sembra di resuscitare fantasmi remoti.

Il “pregiudizio tecnologico”, di cui rimangono così ampie testimonianze nella cultura del Novecento e dei primi decenni del XXI secolo, oggi è definitivamente scomparso, dimenticato. Insomma è uscito dal nostro comune sentire. Le profezia catastrofiche in merito ai “limiti dello sviluppo” e quella gioia masochistica che celebrava lo “sviluppo compatibile”, sono ormai una curiosità letteraria. E cosa è rimasto delle tragiche previsioni di economisti e sociologi, moralisti e romanzieri in merito alla deflagrazione dell’intero pianeta, agli orrori imminenti dell’inquinamento globale, all’incombente barbarie della degradazione della società urbana e al rischio di una cultura globale dei media capace di distruggere le basi stesse dell’humanitas? Nulla. 

Gli ambientalisti della seconda metà del XX secolo paiono ora poco più che una setta millenaristica. I filosofi che profetizzavano la fine e la dissoluzione della modernità, misurati con il senno del poi e cioè col senno di oggi, si possono catalogare tra le schiere dei “pentiti” di fine millennio che ingombrano da sempre la storia dell’Occidente. Nulla più che residuati, maschere da tragedia dimenticate in polverosi magazzini e che nessun attore vuole più indossare.

Declino dell’Europa? Tramonto dell’Occidente? Fine della modernità? Revisione dell’idea di progresso? Rischio tecnologico? Ci si chiede ancor oggi (e l’argomento è stato oggetto di numerose ricerche nel corso dell’ultimo decennio) come mai la cultura occidentale (quella europea in particolare), così ricca di tradizione razionalista e scientista, così pronta a cogliere quasi in tempo reale i benefici della tecnica e soprattutto così esperta nell’arte della congettura e della previsione, ci si chiede dicevo come mai proprio questa cultura vincente, destinata a trionfare nella storia e oltre la storia abbia potuto, al momento stesso del suo maggiore splendore (e cioè proprio a metà degli anni Novanta del Novecento) dubitare di se, del suo destino, della sua smisurata potenza.

E’ il problema, teoricamente per altro ancora irrisolto, che si pone in un recente saggio (Le menzogne del passato, edizioni Paradise Corporation, Lagos 2094; attualmente in distribuzione gratuita) Won Nan-Do, stimato e obbiettivo manager della Terza Fondazione Paradisiaca, ponendo al vaglio buona parte della letterature “catastrofica” della seconda metà del Novecento e dei primi decenni del nostro secolo, in particolare analizzando a fondo il testo Novecento: trionfo della contemporaneità e possibilità dell’oblio di un anonimo autore di fine secolo. 

La ricerca di Won Nan-Do, condotta con ritmo e con stile, principia dal quel vasto ramo di letteratura economica che, intorno agli anni Novanta del secolo scorso, dedicava una ambigua quanto morbosa attenzione al risveglio improvviso dei mercati asiatici e al potenziale sviluppo (considerato “minaccioso”) della globalizzazione finanziaria e delle aree di “recente industrializzazione”, per usare espressioni ormai dimenticate nel sonno degli archivi e che tuttavia risultavana famigliari (in questo senso il lavoro di Nan-Do è del tutto convincente) ai nostri lontani antenati. Sul finire del Novecento insomma era diffuso il convincimento che la crescita “economica” (allora si diceva così) di un intero continente in forte espansione demografica avrebbe creato drammatiche turbative alla struttura stessa della modernità intesa come modello di civiltà, al suo persistere integro nei valori, al primato della cultura occidentale. “Tutte menzogne”, precisa giustamente Nan-Do, “tutte bugie di comodo di quella che potremmo definire l’opzione elitaria-razzista di una cultura che di veramente moderno non aveva nulla” (prefazione, pag 19).

E il nostro ricercatore si spinge anche più in là: le sue ricerche registrano, nel corso degli anni Novanta del Novecento, un timore generalizzato di alcuni settori della cultura verso il rischio religioso, ovvero del rigurgito epocale di alcune religioni contro la grande esperienza dei processi classici di modernizzazione. 

        “Verso il 1992” rivela Nan-Do “vi fu un indiscriminato timore che l’Islam da un lato, le religioni orientali dall’altro, potessero soverchiare il cristianesimo. L’Occidente degli intellettuali moralisti, pessimisti, fragili e perdenti giunse a temere persino una perdita di identità spirituale e osò sollevare dubbi sull’idea di progresso. Scavò nel passato (anzi lo falsificò) nel puerile tentativo di dimostrare che magari gli uomini europei potevano aver conosciuto esperienze migliori della modernità nei secoli bui del mondo contadino” (capitolo I, pg 76). Menzogne!

La ricerca di Nan-Do dimostra invece come, proprio a partire dalla messa a profitto dell’esperienza religiosa e della cultura religiosa cristiana, si sia giunti alla grande svolta e come proprio una grande mente “concreta”, “pratica” di un temperamento “forte” abbia risolto positivamente tutti i problemi della modernità. A tutt’oggi la storia è ancor poco nota, ma all’origine del nostro mondo attuale, perfettamente felice e in continuo illimitato progresso vi è la Giovanna D’Arco del XX secolo: Holl Brun-Do (probabilmente nella lingua del tempo il nome sarebbe stato pronunciato : Holabrando o Brundola, sempre secondo la paziente ricerca filologica del nostro Nan-Do). 

L’Autore coglie così l’occasione di questa riscoperta, o riproposta storica, per narrarci le origini del nostro presente, fare insomma la storia di tutto un secolo di vertiginosa felicità nel quale siamo immersi e i cui benefici, solo per assoluta assuefazione al benessere morale e materiale, abbiamo dimenticato.

Fu probabilmente tra il 1985 e il 1995 che Brun-Do intuì la rilevante importanza per lo sviluppo dell’umanità di condizioni di vita materiale superiori per una piccola parte della popolazione. I viaggi condotti da questa eroina ormai ingiustamente dimenticata, in alcune comunità esclusive del pianeta (Costa smeralda, Saint Barthelemy, Nizza) la indussero a ritenere che quei luoghi avrebbero potuto facilmente configurarsi come paradisi terrestri. Proprio facendo perno sull’idea di Paradiso del tutto congrua alla cultura cristiana, Brun-Do, dotata di vasta cultura economica e di eccelse capacità organizzative giunse alla essenziale convinzione che anche il Paradiso in quanto “terrestre” poteva essere soggetto alle leggi della domanda e dell’offerta. Di conseguenza concepì di “offrire” il Paradiso nella consapevolezza che questa offerta avrebbe incontrato una sostenuta domanda, e fu così.

Da prima il mercato fu quello delle persone anziane, desiderose di accelerare la marcia di avvicinamento alla beatificazione. Fu quello il tempo della Prima Fondazione. Persone anziane e ricche avrebbero potuto accedere ai Paradisi gestiti dalla Prima Fondazione Paradisiaca in via sperimentale ed esclusiva. Subito però il mercato andò, per la sua stessa struttura, in rapido esaurimento: i vecchi scomparvero e scomparvero anche i ricchi. Allora, fatalmente, il mercato si aprì: non solo ai ricchi e non solo agli anziani. Si rafforzò progressivamente l’idea che chiunque, purché vi credesse davvero, in qualunque momento potesse optare per il Paradiso. E così il ritorno alla religione prima e poi le conversioni di massa assicurarono il trionfo della fede e della cultura occidentale nella quale tutti ci riconosciamo.

Brun-Do, la cui memoria dovrebbe essere da tutti rispettata, non poté cogliere sino in fondo la portata del suo intervento e delle sue intuizioni. Del resto essa stessa, carattere “concreto” e schivo, non amerebbe oggi essere celebrata e ingombrare con monumenti le pubbliche piazze. Siamo sicuri però come scrive il molto onorevole Won Nan-do “che esse è stata nel cuore di tutti coloro che hanno chiesto il rimpatrio in paradiso per almeno due generazioni” (capitolo VI, pag . 397). E’ proprio nel ricordo di lei che il saggio Le menzogne del passato tocca i sui vertici espressivi più alti (capitolo VI, pagg. 384-421, capitolo IX, pagg. 532-718)

   Per il resto il pregevole lavoro di Won Nan-Do percorre strade ben note e sicuramente si configura come un omaggio dovuto al committente: l’Onorevole Associazione delle Fondazioni paradisiache. Però anche qui il testo segue una linearità di approfondimento e una serietà di approccio del tutto commendevoli. Nan-Do, disponendo di materiali d’archivio privilegiati (sicuramente quelli della Terza Fondazione, ma probabilmente anche di quelli delle altre due), ricostruisce le fasi della grande trasformazione del XXI secolo proponendo un criterio di datazione nuovo e attendibile (capitolo XII, pagg. 893 e segg.). 

Sarebbe stato intorno al 2030 che l’intelligenza creatrice dei tecnici nippo-cinesi operanti in area europea individuò la possibilità di materializzare il Paradiso con interventi ad alta tecnologia proprio in Costa Smeralda. Quasi subito, cioè qualche anno dopo, il progetto valutato positivamente sulla piazza finanziaria di Pechino trovava i finanziamenti adeguati per una concreta sperimentazione. Nel 2036, come noto, nasceva la Seconda Fondazione Paradisiaca per lo sfruttamento e il potenziamento di alcune aree della Costa azzurra e poi, nel 2038, delle isole caraibiche. La realizzazione del Paradiso terrestre fu celebrata ufficialmente nel 2040 con tutti i festeggiamenti a livello mondiale che i più anziani tra noi ancora ricordano e che le giovani generazioni non cessano di ricordare per effetto del loro inserimento in tutti i programmi scolastici. Però solo gli ingenti investimenti in ricerca dovuti alla Terza Fondazione Paradisiaca sorta nel 2057 hanno consentito, nel corso di un solo decennio, di realizzare la formula base per l’ “albero della conoscenza” i cui frutti (come previsto nella Genesi) danno l’immortalità. 

Il resto della storia appartiene al presente. Nel 2080 la nascita della Onorevole Associazione delle Fondazioni paradisiache ha finalmente consentito di unificare tutti gli sforzi nella creazione e gestione dei Paradisi terrestri; ha eliminato ogni confusione concorrenziale e normalizzato il rapporto tra domanda e offerta portando il Paradiso alla portata di tutti sino a “garantire”, per contratto assicurativo, la felicità e l’immortalità agli utenti. Poi, e siamo ai giorni nostri, la legge planetaria n° 333777 del 2089 ha regolato definitivamente le localizzazioni del Paradiso (limitate alla Costa Smeralda, ai Caraibi, alla Camargue, all’Irlanda tutti luoghi di antica tradizione cristiana, proprio come avrebbe voluto Brun-Do) e semplificato i criteri di accesso riducendoli a una domanda essenziale su carta libera.

Oggi chiunque voglia accedere al Paradiso per fede o per semplice curiosità (la norma recentissima in base alla quale non solo i cristiani vi possono accedere è da considerarsi un indubbio passo avanti) può, in meno di sei ore, ottenere ogni autorizzazione e trasferirsi, in poco meno di due giorni, là dove felicità e immortalità sono garantite, insieme ovviamente alla buona salute e al completo benessere economico.

Naturalmente il rispetto del segreto professionale e la necessaria reverente disciplina verso il committente, impediscono a Nan-Do di far trapelare indiscrezioni circa le reali condizioni della vita quotidiana nei Paradisi terrestri autorizzati e garantiti dal marchio della Onorevole Associazione delle Fondazioni. E poiché ovviamente nessuno è tornato indietro da quei luoghi di beatitudine dove scorrono latte e miele non possiamo che accogliere con serena onestà e spirito positivo le informazioni che ci vengono offerte dalla 9 ore giornaliere di campagna promozionale dei Paradisi terrestri offerte a reti unificate all’intera popolazione del pianeta. 

L’attrazione verso il Paradiso dimostra però, come Nan-Do non manca di sottolineare (conclusioni, pagg. 999-1999), il reale trionfo della cultura occidentale a livello planetario e nei sui valori spirituali migliori: è noto infatti che hanno fatto istanza di trasferirisi tutti gli europei, lasciando in pratica libero l’intero continente per nuovi popolamenti. Le statistiche più attuali e ufficiali dimostrano inoltre che il fenomeno delle conversioni alla “religione operativa” (“che promette e mantiene a termini di contratto” come recitano gli slogan pubblicitari) concerne prevalentemente la razza bianca e quel po’ che ancora ne rimane gode di precedenze nel trasferimento.

Come si è detto oggi l’accesso ai Paradisi è, per legge, aperto a tutti. Misterioso rimane il rito, pieno di emozione e di tensione interiore, con il quale si trasferiscono i richiedenti verso i Paradisi in vagoni piombati e spesso nel cuore della notte. E francamente io, come molti, non riusco a comprendere come in aree territorialmente tanto piccole si siano potute alloggiare diverse centinaia di milioni di persone (per fare i conti solo sugli ultimi trent’anni), per di più destinate a vivere in eterno. Ma così, come dicevo all’inizio e come tutti sappiamo, la scienza fa miracoli. Li fa davvero!

Wom Mor-To