“Poi alla nove e mezza via col corteo. Ci pensi! duecento striscioni e tre bande (alle musiche ci a pensato Taralamenti), non so quante bandiere delle associazioni periferiche. E poi le delegazioni estere. Vengono tutti sai. Persino dal Kazachistan. Allora questo è stato un gran problema e c’è voluto del bello e del buono per mettere tutti d’accordo e non fare gaffe. Ci ha pensato Buschetta. Alla fine prima vengono i giapponesi e poi i russi, i cinesi e i turchi …”.
* * *
“Sarà fantastico, credimi, un raduno davvero coi fiocchi e forse il più bello, il più imponente. Vedrai se ne parlerà, e come! Dell’organizzazione se ne è direttamente occupato Trusca, lui personalmente. E quando lui fa una cosa ….. lo sai bene come è preciso, scrupoloso. Dunque: cominciamo al mattino, alle 9 precise in piazza Montecitorio. Lì è il momento più difficile, dal punto di vista logistico intendo. La piazza è piccola e si pensa che saremo più di trentamila, molti di più. Lì è previsto il discorso del Presidente del Senato. Già concordato: è un discorso sobrio, senza retorica, ma impegnato e serio; insomma gli impegni che il Parlamento si prende sono seri e vanno nella giusta direzione. Sarà un implicito riconoscimento della nostra professionalità e del suo valore morale e sociale. Sai … anche in vista del prossimo contratto nazionale”.
“Il contratto, il contratto … e che è mai ? Ma si: la casa, la rendita a vita, la scorta e i domestici, la protezione e le vacanze … E che è? E la creazione dell’albo? Chi ci pensa? me lo dici? Se non ci fossi io … ma non lo capite che con l’albo siamo noi a decidere chi fare entrare e chi no, chi è dei nostri davvero e che si infiltra …”.
“Aspetta, almeno per ora, non si può andare più in là. Comunque lì di noi nessuno parla. Prendiamo atto e basta. Noi zitti e loro che prendono impegni: proprio come vuoi tu. Non è così? … Poi alla nove e mezza via col corteo. Ci pensi! duecento striscioni e tre bande (alle musiche ci a pensato Taralamenti), non so quante bandiere delle associazioni periferiche. E poi le delegazioni estere. Vengono tutti sai. Persino da Kazachistan. Allora questo è stato un gran problema e c’è voluto del bello e del buono per mettere tutti d’accordo e non fare gaffe. Ci ha pensato Buschetta. Alla fine prima vengono i giapponesi e poi i russi, i cinesi e i turchi …”
“E i colombiani?”.
“Non hanno fatto problemi sono davanti ai tailandesi e dietro ai rumeni. Però è tutto a posto: alla fine son tutti contenti. Si va in corteo fino all’EUR., dove si arriva verso le undici (la televisione ha gia messo dodici postazioni lungo tutto il percorso per la diretta) e si apre il convegno. Pensa che ci hanno dato il Palazzo della Civiltà del Lavoro. Non è stato facile, ma alla fine Calabrone con le sue entrature ci è riuscito. Insomma: siamo ospiti dei Cavalieri del lavoro e il benvenuto ce lo da il Presidente il Cavalier Berussoni, tu lo conosci vero?”
“Si. Ma quando si decidono a darmelo questo titolo? Qui non succede mai niente. Io ci tengo lo sai. Insomma lo sai, si! E allora sbrighiamoci, datevi da fare …”
“Ma certo, ma sì, è ormai questione di giorni. Però ecco … insomma in occasione del raduno non si poteva. Prova a pensarci … Comunque poi, alle undici e mezza comincia il convegno internazionale. Più che altro è un fatto formale perché gli accordi sono stati presi da tempo e poi noi abbiamo la presidenza del convegno …”
” Trovenzano?”
“Si, proprio lui. La richiesta è l’omogeneità della legislazione, per cominciare in tutta l’Unione Europea e poi il riconoscimento del regime giuridico a livello transnazionale. Il regime italiano per tutti, capisci?”
“Quando?”
“Beh, presto anche se è difficile dirlo. Comunque al convegno viene il Ministro degli Esteri. Prenderà la parola e …”
“Di Renziani non mi fido … dillo pure a Trovenzano e agli altri. Ci prende per il culo, rinvia come sempre … naviga”
“Certo; però i tempi sono cambiati. Neppure lui può permettersi certe cose. Quel che vogliamo lo sa e lo abbiamo scritto su tutti i giornali: l’opinione pubblica è con noi, il nostro numero cresce ogni giorno e … i voti contano come sempre e oggi ancora di più; e inoltre ci sono le pressioni dei paesi extraeuropei. Non possono mica prenderci per il culo”.
“Ci prendono per il culo”
“Vedrai che andrà tutto bene, del resto il Primo convegno internazionale della MCMafia è solo un fatto di spettacolo, per i media, per la Tivù. E’ già tutto combinato, funzionerà. Tutto finisce all’una e mezza e poi c’è il concerto, la visita al monumento del collaborazionista, si depositano le corone e, chi vuole, va a mangiare, sennò c’è il tiroasegno, il bordello (che per tutta la giornata è gratis, è il contributo dagli amici albanesi), o la pista da ballo nel parco. Tutti in libera uscita fino alle quattro. Tu se vuoi …”
“Io parlo con Trovenzano, Trusca e Buschetta. Trovami il posto. Calabrone non lo voglio neanche vedere. Glielo dite e che stia alla larga. Lo stesso vale per …”
” Ma certo, sicuramente. Ci penso io, fidati! Avevo pensato di affittare una sala ai Lincei è un posto riservato, calmo, di prestigio”
” Per me …”
“Ecco, grazie della fiducia, lo sai che di me ti puoi fidare. E … dovresti salutare il Presidente, così per cortesia. Dell’Atrio …. telo ricordi? Ci tiene moltissimo e in fondo noi gli dobbiamo qualcosa. Comunque voi parlate tranquilli e al sicuro e fate pure con calma tanto il servizio d’ordine lo curo io. La scorta è assicurata e ho già parlato con il Ministero degli interni che ha dato tutte le garanzie: tre squadre speciali e una solo per la tua persona”.
“Guarda che di quelli io non mi fido. Mettici anche i nostri. Anzi … li voglio di un’altra organizzazione. Sentiti con Mutolo. Quella è brava gente …”.
“Senz’altro lo faccio subito. Mutolo l’ho sentito ieri è a Cannes e lo vanno a prendere con l’elicottero della Guardia di finanza sabato per il raduno. E’ un duro e quando vuole e non la fa scappare a nessuno, non manda a dire niente a nessuno. Ha fatto un cazziatone a quattro prefetti per l’albergo che gli avevano prenotato. La suite non aveva neppure la Yakuzi, ti figuri!”.
“Mutolo è tosto, un pezzo solo, una parola sola …” gli cadde lo sguardo nel vuoto, nel tempo, nel tempo passato “Altri tempi …”.
“Ecco, ti dicevo: poi alle quattro c’è il colpo di scena. Tutti al colosseo è lì, sai cosa succede? “.
“Parlo io”.
“Si certo, ma prima? … Prima arriva il cardinal Tartini, capisci proprio lui, che ci dà la benedizione, il perdono e bacia i gagliardetti in segno di pace, di buona volontà … ci pensi? Guarda che non lo sa ancora nessuno; è una cosa sicura e la sappiamo tu, Trusca e io …”
“E bravo, bravo, questa mi piace. E’ giusto, ci voleva davvero, mi piace. Dillo a Trusca. Diglielo che sono contento”.
“Più che a Trusca glielo devi dire ai polacchi. Sono loro che hanno fatto tutto e si sono accontentati anche di poco …”
“Quanto?”
“Ma niente; abbiamo lasciato mano libera in Albania. Loro ci tenevano, a noi non interessava più … “.
“Bravi, giusto anche qui. Tanto lì non c’è rimasto più nessuno … morti di fame, poveracci. I tempi buoni sono finiti da un sacco”.
“In ogni caso il Cardinale viene e noi siamo a posto, ci pensi? Anche per i nostri ragazzi e le nostre donne … e poi il prestigio …”
“Il prestigio internazionale. Li voglio vedere i colombiani io. Li voglio vedere in faccia adesso!”.
” Ma certo viene Tartini, e lo sai? Tarantella, il Presidente, non può esimersi dal mandare un telegramma di saluto. Sarà un momento emozionante, solenne. Lo leggerai tu prima del tuo discorso di chiusura … e tutti con la fiaccola in mano. Una cosa bellissima, un trionfo e il modo migliore per concludere il Settimo raduno internazionale dei pentiti di Mafia, di tutti i pentiti del mondo”.
Rimase estasiato, rapito dall’immaginazione di quel momento per il quale aveva lavorato duro da un anno. Poi guardò cauto e ansioso il suo interlocutore. Silenzio. Lui così giovane lì davanti al Capo, davanti a lui, al suo cervello, alla sua intelligenza …
“Si, bene. Dirò poche parole: pane al pane e vino al vino. Chi vuol capire capisca, e chi non vuol capire … Ah senti un po’: ho visto gli slogan degli striscioni, sai. Tutto bene, però quello che dice: ‘pentiti di tutto il mondo unitevi’, quello no, non mi piace. Toglilo. A unirli ci pensiamo noi e basta. Anzi ci penso io”.
“Sarà fatto”.
* * *
Il colloquio era finito. I domestici entrarono con i cappotti. Le guardie di scorta e sorveglianza scattarono sull’attenti.
“Ora io devo andare. Tu resta pure in casa. Vai a salutare Carmela, lei sa che sei qui”.
Uscì nel giardino di villa Savoia un po’ nebbioso per l’ora ormai tarda. Si sentiva lontano il frusciare smorzato del traffico. Quel luogo un po’ scomodo e per lui troppo lussuoso che lo ospitava, per gli arresti domiciliari, ormai da sedici anni gli era divenuto alla fine famigliare e si rassegnava a considerarlo suo. Le luci dei vialetti erano appena accese e il giardiniere gli venne incontro con un trofeo di fiori freschi. “Sono per la Signora, vi piacciono?”.
“E bravo, bravo. Falla stare contenta almeno tu quella santa donna e … diglielo a … quello là, come si chiama … dillo al Ministro dei beni culturali che qui ci voglio un po’ più di statue. Ok?”.
Poi si avviò senza incertezze verso la limousine nera blindata. I motociclisti diedero gas ai motori, il capitano e l’appuntato dei carabinieri scattarono e la portiera si aprì.
“Don Totò”
“Comodi, comodi. E adesso portami alla Banca d’Italia che mi aspettano da almeno un’ora”.