Passato e futuro, bilanci e progetti
È molto diffuso, è capitato a tutti e talvolta diviene consuetudine: una procedura oracolare di buon auspicio che ha ritmo, scadenze e ritualità ben definite. Succede di norma al volgere dell’anno o in occasione del compleanno. Dico di quella circostanza nella quale ci si piega un po’ su se stessi, si cerca il silenzio e, in solitudine, si fa il bilancio del tempo passato in vista dell’imminente futuro. È quel momento in cui ci si racconta la storia di tutta la vita, quel racconto che chiamiamo esperienza, si richiamano i ricordi i quali a loro volta richiamano le emozioni e queste dettano infine i giudizi su tutto quel che è accaduto e su quanto ancora ci si può aspettare. Un momento solenne che sembra dovere presiedere alla rigenerazione del tempo stesso: bilanci e progetti, passato e futuro. Che dire di più?
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Per il professor Rosa, questa procedura oracolare di manipolazione e programmazione del tempo, del suo tempo passato e a venire, era divenuta una sorta di punto fermo e, anzi, un appuntamento atteso a sua volta programmato e distillato con cura tra le mille incombenze del suo presente fatto del rapido susseguirsi incontrollato di istanti.
Alla vigilia del suo compleanno il professore si preparava con cura e professionalità, accoglieva con sollievo la solitudine e il silenzio: una pausa necessaria, e meritata. Richiamava i ricordi, li inanellava in un racconto aperto, formulava giudizi e strategie interpretative del mondo e del suo ruolo nel mondo e, con cautela, guardava più in là, oltre la soglia del presente, verso quel giorno dopo che sarebbe venuto per certo e lui avrebbe in qualche modo dominato. Passato e futuro, bilanci e progetti. Poi, fatto il suo lavoro di rilevazione del punto, tracciava la rotta e affrontava la notte serena per un nuovo giorno, un nuovo anno altrettanto sereno.
Capita a tutti e a lui capitava sempre così. Anche oggi, alla vigilia attesa e inevitabile del suo compleanno al professor Rosa è capitato così.
Raccoglimento e silenzio, quasi una preghiera. Ecco lì di seguito uno stormo di ricordi confusi che prende sostanza, si modella, si allinea in successione, poi si addensa ed eccolo lì tutto il tempo passato in un ricordo istantaneo. Decine di anni si riassumono in una tavolozza di emozioni a cui fare ricorso per costruire un quadro completo, un bilancio finale. Bilanci e progetti, passato e futuro.
Piacere, dolore, nostalgia, rammarico, desiderio e delusione, compiacimento e speranze: non vi è che da scegliere. Anzi tutto sta proprio qui. La scrivania, la poltrona, il letto la finestra appena socchiusa sul giardino, colori tenui e quasi penombra che non disturba la luce del tempo.
Rosa anche in quella occasione ripercorse volti e circostanza sempre presenti e tuttavia dimenticati, sommersi dal peso del quotidiano, rubati in qualche modo alla coscienza e verso i quali … ma sì: bisognava chiedere scusa.
Il colore di tutti quei ricordi era piacevole, quasi un profumo, una stretta di mano e un atto consapevole di pacificazione.
Insomma a guardarsi indietro il professore provava gioia, senso di gratitudine e compiacimento. Alla fine la vita fino a quel punto era stata piena, vissuta davvero. Le scadenze essenziali tutte rispettate: rispetto dei genitori e anzi amore vero, amore vero con la donna amata, coi figli. Lavoro proficuo, riconoscimento e successo. Insomma fortuna e salute, bilanci positivi, progetti realizzati … Errori? Certo, ma alla fine trascurabili. Rosa si perdonava ricolmo di gratitudine.
Pensò a lungo in silenzio: minuti, ore, forse un solo istante infinitamente ripetuto.
Poi, come nel rito previsto, prese mano alla penna e tirò giù le lettere di ricordo e amicizia alla persone più care. Scrisse ai genitori, al figlio, agli amici intimi, ai vecchi colleghi e… ed eccoli lì: tutti allineati, sorridenti in attesa di ricevere il prezioso pensiero, di aprire la busta attesa da un anno, e … E le parole riflettevano i suoi pensieri. C’era come un messaggio lasciato a tutta la posterità, una certificazione del suo essere stesso: un uomo riuscito e giunto a un traguardo … No: una tappa perché tutto sarebbe ripreso proprio domani, domani mattina al risveglio come tutte le mattine del mondo. Il futuro gli strizzava l’occhio, era lì a portata di mano. Progetti? Domani. Er giunto il tempo del sonno ristoratore e Rosa si recò a letto con tutto il corteo del suo passato in attesa del giorno dopo, del giorno del compleanno. Finite le lettere anche la cerimonia era conclusa. Rosa si abbandonò al sonno ristoratore.
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“Buongiorno Professore e … buon compleanno! Le abbiamo scritte le letterine?”.
Ada, l’infermiera fedele, aprì le finestre della stanza al sole di prima mattina. La colazione, il sorriso …
“Buongiorno Ada, grazie. È stata una buona nottata …”
“Come sempre, mio caro professore, come sempre. Non c’è che invidiarla”
“Guardi, le lettere sono sulla mia scrivania. Le porti subito alla mia segretaria: devono partire in giornata naturalmente”
“Ma certo, me ne occupo subito. Vado e torno più tardi”
Uscita dalla stanza del professore Ada incrociò il dottor Gaulenti, uno arrivato da poco.
“Buongiorno Ada: Come sta il professore?”
“Benone come al solito”
“Anche oggi è il suo compleanno?”
“Ma certo come ieri e come domani, come tutti i santi giorni”
“E le ha dato le lettere?”
“Ma certo, come sempre”
“Mi scusi, ma lei che ne fa?”
“Le metto in un armadio del magazzino, come vuole il direttore. Ormai è strapieno”
“Ma da quanto tempo il professore è con noi?”
“Ma guardi non lo so: lui era già qui quattro anni fa quando io sono arrivata”
“Ma di parenti, amici non ne ha? Non viene mai nessuno a trovarlo?”
“Non che io sappia, ma lui sta bene così. Su, vada a salutarlo anche lei e gli auguri buon compleanno. Sarà contento”.