“Italian imperial solution”
una ricerca sul remoto passato spiega il nostro presente
La pace regna ovunque e neppure sappiamo che cosa sia l’inquietudine del futuro; il benessere materiale universalmente diffuso si accompagna a quello morale; la beatitudine della solidarietà nella civile convivenza risplende nelle coscienze; la specie umana ha vinto se stessa e vive in piena unità con la natura. Questi progressi sono divenuti quotidianità e dal futuro non ci si aspetta nulla di meglio e di più di quanto ci da il presente. Insomma la storia è finita, è giunta al suo capolinea si è conclusa nell’affermazione della dignità dell’uomo che per questa ragione può oggi considerarsi un vivo frammento di eternità.
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Ulan Bator, 17 novembre 2087
Oggi il passato non interessa più a nessuno; dall’insegnamento la storia è scomparso in nome della fratellanza universale e di conseguenza gli storici costituiscono un vago ricordo. Perché mai dunque votarsi indietro? Perché ripercorrere le miserie del passato nello splendore del presente? Ciò che ci ha preceduto è una zona remota della coscienza, una abisso di ombre che, appunto, per convenzione universale e per decreto è stato archiviato. Guerre, violenze, potere, umiliazioni e devastazioni non hanno diritto al ricordo. La saggezza vuole così, il buon senso vuole così. E, per questa strada, si è ormai dimenticata la ragione e l’origine del tempio presente. Nessuno si interroga più sulla condizione umana di questa fine del XXI secolo che già sembra annunciare un nuovo quieto, sereno, continuo scorrere del nostro tempo oltre i confini dell’instante e del presente.
La pace regna ovunque e neppure sappiamo che cosa sia l’inquietudine del futuro; il benessere materiale universalmente diffuso si accompagna a quello morale; la beatitudine della solidarietà nella civile convivenza risplende nelle coscienze; la specie umana ha vinto se stessa e vive in piena unità con la natura.
Questi progressi sono divenuti quotidianità e dal futuro non ci si aspetta nulla di meglio e di più di quanto ci da il presente. Insomma la storia è finita, è giunta al suo capolinea si è conclusa nell’affermazione della dignità dell’uomo che per questa ragione può oggi considerarsi un vivo frammento di eternità.
Il libro Italian imperial solution, comparso nella nostra città in questi giorni, sarà forse ricordato per essere uno degli ultimi, e forse l’ultimo, prodotto di quella che un tempo era definita “storiografia”, una consuetudine di raccontare il passato per giustificare il presente. È certo che non lo leggerà nessuno e questa nota che lo commenta sarà essa stessa presto dimenticata. Perché mai voltarsi indietro? Perché ripercorrere le miserie del passato nello splendore del presente?
Tuttavia la ricerca di Paola Mini Ster svela un mistero, ricostruisce una storia che in qualche modo spiega, per chi mai lo volesse sapere, il processo che ha originato l’intero ciclo della civiltà nella quale da un secolo siamo immersi. Il nostro attuale benessere, il capolinea benefico al quale siamo giunti superando ogni possibile barbarie, ha infatti delle radici, un suo fiat, un evento creativo. La ricerca Italian imperisl solution ricostruisce con precisione quest’atto creativo del nostro presente. Poiché è prevedibile che l’opera non sarà letta e verrà archiviata direttamente nella cybersfera come epigone della stagione storiografica del XX secolo, ne offro un breve estratto che è quanto basta per soddisfare la curiosità dei nostri lettori.
La scena sulla quale la ricerca ci conduce è quella di uno dei tanti stati che, ancora nella prima metà del nostro secolo, infestavano il pianeta minacciandone la distruzione: l’Italia, un’area dell’Europa meridionale che oggi i geografi segnano con l’indicativo di “penisola mediterranea”. Un paese di grandi tradizioni, vecchio, e in via di progressivo disfacimento il più avanzato nel declino di tutte le forme statuali di un tempo che fu. Nel 2007 la situazione del paese, organizzato in una forma ormai dimenticata, la democrazia rappresentativa, determinò una svolta del tutto innovativa la cui portata nessuno poteva prevedere e che ha dato il via al nuovo corso della civiltà umana quale noi la conosciamo.
Paola Mini Ster ha scoperto negli archivi diplomatici del tempo una documentazione precisa e incontrovertibile che certifica come, tra la fine dell’anno 2006 e i primi mesi del 2007, il governo decise il suo stesso scioglimento e con questo quello del Paese. Mediante una procedura referendaria (una sorta di consultazione popolare in uso nel più remoto passato) lo stato italiano si sciolse e scomparve come attore della storia e della convivenza umana. Le ragioni di questo evento sono attentamente ricostruite e nella buona sostanza possono essere così riassunte: gli italiani erano delusi di loro stessi come cittadini, le istituzioni stanche degli italiani, la classe dirigente intollerante verso il resto della popolazione, la popolazione insofferente della sua classe dirigente. La situazione avrebbe potuto portare al collasso, alla turbativa sociale, anche alla guerra civile, e invece prevalse un senso della moderazione, la saggezza e una sorta di quieta rassegnazione. Questa realistica rassegnazione fu l’atto essenziale della storia dell’umanità: il paese si sciolse, lo stato scomparve e con lui il potere nella sua forma arcaica. Ciò che aveva retto nel bene, ma soprattutto nel male, la storia dell’homo sapiens per decine di migliaia di anni, il potere appunto, scomparve d’incanto e si capì che l’umanità intera avrebbe d’ora in poi potuto farne a meno per sempre. Iniziò cosi quell’età dell’oro nella quale ci è toccato in sorte di vivere.
Ma la ricerca di Mini Ster offre anche di più: spiega l’impetuoso e inatteso propagarsi di questo evento a livello planetario. E sì! Perché lo scioglimento della comunità nazionale di quel remoto paese ebbe l’effetto di mettere in circolazione la classe politica e soprattutto quella di governo dello stato ormai disciolto. Per effetto della globalizzazione di verifico un processo di internazionalizzazione del caso italiano, e ciò provocò un balzo in avanti, una prodigiosa e repentina accelerazione della storia mondiale che fu insieme il suo felice epilogo.
Qui l’autrice si fa precisa e persino pedante nella ricostruzione puntuale della diaspora della classe politica italiana a livello planetario. Ministri, deputati, senatori, governatori, e uomini politici di ogni ordine e grado (un esercito stimato a circa 200/250.000 teste) fu messo sul libero mercato a livello internazionale. A cominciare dai ministri, quelli del governo in carica e quelli che negli anni precedenti lo erano stati, indisponibili a rinunciare al loro impegno professionale tutti si riversarono sul mercato politico globale. E così, ad esempio, i ministri economici italiani trovarono occupazione in Cina con il benefico risultato che lo sviluppo economico cinese fu progressivamente bloccato (questione di pochi anni) disinnescando ogni rischio di conflitto mondiale. Il ministro della difesa si insediò al Pentagono bloccando di fatto ogni corsa agli armamenti e possibili azioni belliche degli USA. Quello degli interni trovò occupazione in Russia escludendo ogni possibile involuzione del sistema verso forma regressive di ordine democratico. Il responsabile delle pari opportunità trovò asilo e prestigio in medio oriente dove ancor oggi si discute circa il ruolo patriarcale nella struttura della società islamica. Il ministro del lavoro, riparato a Delhi, condusse una positiva azione di freno alle possibili e destabilizzanti rivendicazioni dei paria nella repubblica indiana fino a garantire quel millenario equilibrio che è il fondamento della pace mondiale. Quanto al ministro dell’università e della ricerca scientifica, che trovò un prestigioso incarico in Gippone, si deve a lui il ripristino in quel paese della civiltà rurale nelle sue forma tradizionali immuni da spinte innovative, che è la garanzia del presente splendore di quasi tutta l’area asiatica. Mentre i responsabili dell’ambiente, transfughi in sud america, riuscirono a compiere l’opera ormai immortale di salvaguardia della colture di cannabis alla qual si deve l’equilibrio della foresta amazzonica e della cordigliera andina, patrimonio dell’umanità.
E così via. Mini Ster documenta, registra, precisa, ricostruisce la trama sottile e ormai dimenticata di questa grande metamorfosi che ha regalato al mondo la sua felicità presente. Ovunque la migrazione della classe politica italiana generò, infatti, un effetto a catena: in poco meno di vent’anni gli antichi stati si sciolsero, il potere scomparve e l’armonia del cosmo trionfò sul disordine delle leggi dell’uomo. Nasceva la pace perpetua e imperiale indotta ovunque da questo lontano evento di cui inconsapevolmente siamo figli e beneficiari.
E, a ben guardare, con un po’ di cultura e sulla scorta delle rivelazioni di questa accurata ricerca, anche noi oggi, nel presente e qui, a Ulan Bator, portiamo vivo il marchio di quella che fu la Italian imperial Solution.
Come sarebbe possibile altrimenti scrivere di queste cose, rievocare questi ricordi se non ci riconoscessimo tutti nella nostra pacifica guida: Franco Provengano il nostro leader che, delle sue remote origine di peninsulare mediterraneo, non fa mistero?